CHI VOTERAI ALLE PROSSIME ELEZIONI???

« L'Italia è il Paese che amo. […] Qui ho appreso la passione per la libertà.
Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare »
(Silvio Berlusconi, discorso sulla "discesa in campo" - 26 gennaio 1994[1])

Silvio Berlusconi (Milano, 29 settembre 1936) è un politico e imprenditore italiano, fondatore e proprietario della società multimediale Fininvest (oggi Mediaset), fondatore e presidente del movimento politico Forza Italia nonché presidente del club calcistico A.C. Milan. È conosciuto anche come Il Cavaliere in ragione dell'onorificenza conferitagli di cavaliere del Lavoro.

Da uomo politico siede alla Camera dei Deputati dal 1994, anno della sua prima elezione. Ha tenuto tre mandati di presidente del Consiglio, il primo nella XII legislatura (1994) e gli altri due, consecutivi, nella XIV (2001/2005 e 2005/2006), ricoprendo in tale occasione anche gli incarichi ad interim di ministro degli Esteri, dell’Economia, della Salute e della Funzione Pubblica.

È il candidato Premier del Popolo della Libertà per le elezioni politiche del 13 e 14 aprile 2008.

Secondo la stima elaborata dalla rivista Forbes nel 2008 Silvio Berlusconi è il terzo uomo più ricco d’Italia e il 90° più ricco del mondo, con un patrimonio stimato in 9,4 miliardi di dollari USA.[2] Nella classifica 2007 era l’uomo più ricco d’Italia e il 51° più ricco del mondo, con un patrimonio stimato in 11,8 miliardi di dollari USA[3] nel 2006, secondo la stessa rivista, occupava il 37° posto assoluto con 11 miliardi,[4] nel 2005 il 25° con 12 miliardi[5] e nel 2004 il 30° con 10 miliardi.[6] Secondo le stime della rivista Berlusconi è stato l'uomo più ricco d'Italia dal 1996 al 2007, quando è stato superato da Michele Ferrero, patron della Ferrero, e da Leonardo Del Vecchio, il patron della Luxottica....(continua)

MAD ha scritto:« L'Italia è il Paese che amo. […] Qui ho appreso la passione per la libertà.
Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare »
(Silvio Berlusconi, discorso sulla "discesa in campo" - 26 gennaio 1994[1])

Silvio Berlusconi (Milano, 29 settembre 1936) è un politico e imprenditore italiano, fondatore e proprietario della società multimediale Fininvest (oggi Mediaset), fondatore e presidente del movimento politico Forza Italia nonché presidente del club calcistico A.C. Milan. È conosciuto anche come Il Cavaliere in ragione dell'onorificenza conferitagli di cavaliere del Lavoro.

"Da uomo politico siede alla Camera dei Deputati dal 1994, anno della sua prima elezione. Riesce, cosi', attraverso provvedimenti favorevoli a sè e alle sue aziende, a salvare, da una parte, una Mediaset oberata di debiti e sull'orlo del fallimento, e dall' altra ad evitare le patrie galere, beneficiando dell' immunità parlamentare.
La sentenza del 1991 che annullò il Lodo Mondadori e consegnò il primo gruppo editoriale italiano a Silvio Berlusconi, sfilandolo a Carlo De Benedetti, era comprata. L’acquirente si chiama Cesare Previti, che agiva per conto del Cavaliere e con denaro della Fininvest, beneficiaria finale del mercimonio criminale. Questo, tradotto in Italiano, significa la condanna definitiva emessa l’altroieri dalla Cassazione a carico degli avvocati Fininvest Cesare Previti, Attilio Pacifico e Giovanni Acampora e del giudice Vittorio Metta. Da 17 anni, dunque, Berlusconi – soi disant “uomo che s’è fatto da sé” - possiede abusivamente una casa editrice, con i suoi libri e i suoi settimanali (tra i quali Panorama e il defunto Epoca), che ha utilizzato finanziariamente per accumulare utili e politicamente, prima per sostenere i suoi padrini (Craxi in primis), poi per costruire il consenso necessario alla sua “discesa in campo”, ai suoi due governi e alle sue quattro campagne elettorali. Ancora l’altroieri il sito di Panorama ha diramato, in violazione del segreto investigativo, la notizia della presunta iscrizione sul registro degli indagati di Romano Prodi da parte della Procura di Catanzaro: ma Panorama, senza la sentenza comprata del 1991, non apparterrebbe a Berlusconi. Visto lo spazio lillipuziano riservato dai media “indipendenti” a un verdetto così clamoroso (nemmeno un accenno sulla prime pagine di Corriere della sera, Messaggero e Stampa, per non parlare del Giornale), è il caso di riepilogare la storia di quella sentenza comprata. IL LODO. Nel 1988 Berlusconi, che già da tempo ha messo un piede nella casa editrice rilevando le azioni di Leonardo Mondadori, annuncia: “Non voglio restare sul sedile posteriore”. De Benedetti, che controlla il pacchetto di maggioranza, resiste all’assalto e si accorda con la famiglia Formenton, erede di Arnoldo, che s’impegna a vendergli il suo pacchetto azionario entro il 30 gennaio ‘91. Ma gli eredi cambiano idea e, nel novembre ‘89, fanno blocco con Berlusconi che, il 25 gennaio 1990, si insedia alla presidenza della casa editrice. Oltre a tre tv e al Giornale, dunque, il Cavaliere s’impossessa del gruppo editoriale che controlla Repubblica, Panorama, Espresso, Epoca e i 15 giornali locali Finegil, spostandolo dal campo anticraxiano a quello filocraxiano. La “guerra di Segrate”, per unanime decisione dei contendenti, finisce dinanzi a un collegio di tre arbitri, scelti da De Benedetti, dai Formenton e dalla Cassazione. Il lodo arbitrale, il 20 giugno ’90, dà ragione De Benedetti. Il suo patto con i Formenton resta valido, le azioni Mondadori devono tornare all’Ingegnere. Berlusconi lascia la presidenza, arrivano i manager della Cir debenedettiana: Carlo Caracciolo, Antonio Coppi e Corrado Passera. Ma il Cavaliere rovescia il tavolo e, insieme ai Formenton, impugna il lodo alla Corte d’appello di Roma. Se ne occupa la I sezione civile, presieduta da Arnaldo Valente (secondo Stefania Ariosto, frequentatore di casa Previti). Giudice relatore ed estensore della sentenza: Vittorio Metta, anch’egli intimo di Previti. La camera di consiglio si chiude il 14 gennaio ‘91. Dieci giorni dopo, il 24, la sentenza viene resa pubblica: annullato il Lodo, la Mondadori torna per sempre a Berlusconi. L’Ingegnere lo sapeva già: un mese prima il presidente della Consob, l’andreottiano Bruno Pazzi, aveva preannunciato la sconfitta al suo legale Vittorio Ripa di Meana. “Correva voce – testimonierà De Benedetti – che la sentenza era stata scritta a macchina nello studio dell’ avvocato Acampora ed era costata 10 miliardi… Fu allora che sentii per la prima volta il nome di Cesare Previti, come persona vicina a Berlusconi e notoriamente molto introdotta negli uffici giudiziari romani”. Nonostante il trionfo, comunque, Berlusconi non riesce a portare a casa l’intera torta. I direttori e molti giornalisti di Repubblica, Espresso e Panorama si ribellano ai nuovi padroni. Giulio Andreotti, allarmato dallo strapotere di Craxi sull’editoria, impone una transazione nell’ufficio del suo amico Giuseppe Ciarrapico: Repubblica, Espresso e i giornali Finegil tornano al gruppo Caracciolo-De Benedetti; Panorama, Epoca e il resto della Mondadori rimangono alla Fininvest. I SOLDI. Indagando dal 1995 sulle rivelazioni di Stefania Ariosto sulle mazzette di Previti ad alcuni giudici romani, il pool di Milano scopre il fiume di denaro che dalla Fininvest affluì sui conti esteri degli avvocati della Fininvest e da questi, in contanti, nelle mani del giudice Metta. Il 14 febbraio ‘91 dalle casse della All Iberian parte un bonifico di 2.732.868 dollari (3 miliardi di lire) al conto Mercier di Previti. Da questo, il 26 febbraio, altro bonifico di 1 miliardo e mezzo (metà della provvista) al conto Careliza Trade di Acampora. Questi il 1° ottobre bonifica 425 milioni a Previti, che li dirotta in due tranche (11 e 16 ottobre) sul conto Pavoncella di Pacifico. Il quale preleva 400 milioni in contanti il 15 e il 17 ottobre, e li fa recapitare in Italia a un misterioso destinatario: secondo l’accusa, è Vittorio Metta. Il giudice, nei mesi successivi, fa diverse spese (tra cui l’acquisto e la ristrutturazione di un appartamento per la figlia Sabrina e l’acquisto di una nuova auto Bmw) soprattutto con denaro contante di provenienza imprecisata (circa 400 milioni).Poi si dimette dalla magistratura, diventa avvocato e va a lavorare con la figlia Sabrina nello studio Previti. A proposito di quei 3 miliardi Fininvest, Previti parla di “tranquillissime parcelle”, ma non riesce a documentare nemmeno uno straccio di incarico professionale in quel periodo. Mentono anche Pacifico e Acampora. E così Metta che, sulla provenienza dell’improvvisa, abbondante liquidità (per esempio, un’eredità), viene regolarmente smentito dai fatti. Poi giura di aver conosciuto Previti solo nel ‘94, ma mente ancora: i pm Boccassini e Colombo scoprono telefonate fra i due già nel 1992-93. Poi ci sono le modalità a dir poco stravaganti della sentenza Mondadori: dai registri della Corte d’appello emerge che Metta depositò la motivazione (168 pagine) il 15 gennaio ’91: il giorno dopo della camera di consiglio. Un’impresa mai riuscita a un giudice, né tantomeno a lui, che impiegava 2-3 mesi per sentenze molto più brevi. Evidente che quella era stata scritta prima che la Corte decidesse. IL PROCESSO. Nel 1999 il pool chiede il rinvio a giudizio per Berlusconi, Previti, Metta, Acampora, Pacifico. Nel 2000 il gup li proscioglie tutti con formula dubitativa (comma 2 art. 530 cpp). Ma nel 2001 la Corte d’appello, accogliendo il ricorso della Procura, li rinvia a giudizio, tranne Berlusconi, appena tornato a Palazzo Chigi e salvato dalla prescrizione: a lui i giudici accordano le attenuanti generiche. Perché a lui sí e agli altri no? Per “le attuali condizioni di vita individuale e sociale il cui oggettivo di per sé giustifica l’applicazione” delle attenuanti. La Cassazione conferma: il Cavaliere non è innocente, anzi è «ragionevole» e «logico» che il mandante della tangente a Metta fosse proprio lui. Ma un semplice fatto tecnico come le attenuanti prevalenti “per la condotta di vita successiva all’ ipotizzato delitto”. Anziché rinunciare alle generiche per essere assolto nel merito, Berlusconi prende e porta a casa. E fa bene: gli altri coimputati, senza le attenuanti, saranno tutti condannati. In primo grado, nel 2003, Metta si prende 13 anni, Previti e Pacifico 11 anni sia per Mondadori sia per Imi-Sir, e Acampora (per la sola Mondadori) 5 anni e 6 mesi. Nel 2005, in appello, tutti condannati per Imi-Sir e tutti assolti (sempre col comma 2 dell’art. 530) per Mondadori. Ma nel 2006 la Cassazione annulla le assoluzioni e ordina alla Corte d’appello di condannare anche per Mondadori. La qual cosa accade nel febbraio 2007: Previti, Pacifico e Acampora si vedono aumentare la pena di un altro anno e 6 mesi e Metta di 1 anno e 9 mesi, in “continuazione” con le condanne ormai definitive per Imi-Sir. Scrivono i giudici che la sentenza Mondadori fu “stilata prima della camera di consiglio”, “dattiloscritta presso terzi estranei sconosciuti” e al di “fuori degli ambienti istituzionali”. Tant’è che al processo ne sono emerse ”copie diverse dall’originale”. Berlusconi era all’oscuro dell’attività corruttiva del suo avvocato-faccendiere (che ufficialmente non difendeva la Fininvest nella causa, seguita dagli avvocati Mezzanotte Vaccarella e Dotti)? Nemmeno per sogno: il Cavaliere – scrivono i giudici – aveva “la piena consapevolezza che la sentenza era stata oggetto di mercimonio”. Del resto, “la retribuzione del giudice corrotto è fatta nell’interesse e su incarico del corruttore”, cioè di Berlusconi. E “l’episodio delittuoso si svolse all’interno della cosiddetta ‘guerra di Segrate’, combattuta per il controllo di noti ed influenti mezzi di informazione; e si deve tener conto dei conseguenti interessi in gioco, rilevanti non solo sotto un profilo meramente economico, comunque ingente, ma anche sotto quello prettamente sociale della proprietà e dell’acquisizione dei mezzi di informazione di tale diffusione”. La Corte riconosce infine alla parte civile Cir di De Benedetti il diritto ai danni morali e patrimoniali, da quantificare in separata sede civile: “tanto il danno emergente quanto il lucro cessante, sotto una molteplicità di profili relativi non solo ai costi effettivi di cessione della Mondadori, ma anche ai riflessi della vicenda sul mercato dei titoli azionari”. Ora che la sentenza è definitiva, la Cir con gli avvocati Pisapia e Rubini chiederà 1 miliardo di euro di danni. In pratica, 17 anni dopo, la restituzione del maltolto. Chissà se il Cavalier Prescritto li farà pagare ai condannati, o se metterà mano al portafogli. Nella prima ipotesi, qualcuno potrebbe innervosirsi e ricordarsi qualcosa. Magari raccontando chi gli chiese di comprare la sentenza Mondadori. (CONTINUA....)

La Mondadori va messa sul mercato, non può appartenere a chi l’ha ottenuta grazie alla corruzione.
Scusate: era una battuta... Non volevo mettere in difficoltà rutellifassinodalemabertinottidilibertoviolanteveltroni. Anche loro hanno diritto a tirare a campare, come tutti in questo Paese marcio.

Sarebbe ora, tuttavia, di raccontare agl’italiani l’odore dei soldi e dei giornali del Cavaliere.

Ma forse la seconda impresa è più ardua della prima: il Tg5, ed il Tg1 non hanno dedicato nemmeno un servizio alla sentenza. E né il Corriere della Sera, né il Messaggero, né La Stampa ne hanno dato notizia in prima pagina.

In fondo Berlusconi ha solo rubato il primo gruppo editoriale italiano a un concorrente: che sarà mai.

nb. VOGLIO TANTO BENE A MAD, MA NON A TRUFFOLO...IN QUALISASI PAESE CIVILE, SAREBBE IN GALERA.

Il Paese normale del Cavaliere




Silvio Berlusconi ha aperto una campagna elettorale diversa, rispetto a quelle dal 1994 in avanti. Avrà pure forse corso il rischio di deludere qualcuno dei più accesi tra i fan dei Circoli della Libertà che ieri stipavano il Teatro Nuovo. Perché ieri il SanBabila2-il ritorno di Berlusconi, rispetto all'allocuzione dal predellino che lasciò senza parole alleati di centrodestra e partiti del centrosinistra, è stato incardinato su tre punti solidamente politici. Poco colore e meno battute del solito, molta sostanza. Tre punti e il sogno del Cavaliere per un Paese finalmente "normale" (...) Anche questa volta, com'è ovvio, non mancano le classiche alzate d'ingegno del Cavaliere per strappare commozione e applausi, degli entusiasti di Michela Brambilla. D'effetto il "paradiso delle mamme", con il quale Berlusconi omaggia l'immediatezza con la quale Fini gli ha detto sì, sul filo di una comune commozione per la scomparsa di mamma Rosa e mamma Erminia. Buona ma già appartenente al repertorio classico del Cavaliere che spezza a un certo punto il pathos, la storiellina di Bush, Blair e Putin che a un G8 gli chiedono di essere assunti alla Fininvest, una volta terminate le rispettive carriere politiche. Tanto per sottolineare che Berlusconi non è un politico di quelli che fanno «parole, parole, parole» ma un uomo del fare che dal nulla ha tirato su un gruppo industriale mica da ridere. Ma non era il Berlusconi in camicia blu sotto il blazer e senza cravatta, a fare la differenza di look questa volta. Ma il leader del partito unico dei moderati che scandisce in tre punti il nocciolo della differenza tra questa campagna elettorale e qualunque altra. La «svolta storica» al quale Berlusconi ha iniziato a lavorare dopo i tanti veti che ha dovuto subire dagli alleati i cinque anni di governo, e che lo avevano spinto a incoraggiare prima la federazione, poi l'Officina per un programma comune. Tentativi sempre incagliati di fronte alle obiezioni e alle resistenze, esplose nel dissenso pieno allorché con Sanbabila-1 il Cavaliere esplose che non ne poteva più. Ma ora, caduto il governo Prodi e di fronte al tentativo di Veltroni col suo Pd, ecco che le accelerazioni di Berlusconi appaiono salvifiche. Hanno posto le basi necessarie per fare ciò che in pochi giorni si compie oggi, con la scelta del simbolo comune, popolo delle libertà, tricolore su uno spruzzo di blu, Berlusconi premier.

Quali sono i tre punti politici? Il primo è la svolta netta, in senso non solo bipolare, ma bipartitico. I sostenitori del referendum elettorale possono essere contenti, anch'essi hanno seminato bene. Perché è ovvio che Berlusconi si riserva verso il Pd una fisiologica quota di polemica elettorale, invitando tutti a ricordare sempre che è «il Pd di Prodi». Ma Berlusconi del Sanbabila-2 dice chiaro e tondo che i due partiti, il Popolo delle Libertà e il Pd, saranno i due grandi pilastri della democrazia italiana finalmente un po' più europea e occidentale, se il Pd davvero si sottrarrà una volta per tutte all'ab braccio mortale della sinistra radicale e antagonista. È una specie di correzione a distanza dell'editoriale di Mieli sul Corriere dell'altro ieri. La rottura e la separazione tra riformisti e massimalisti avviene non solo con decenni di ritardo dal resto d'Europa, ma dopo che nel governo Prodi la sinistra antagonista ha ottenuto pressoché tutto quel che voleva, con la grande stampa e il concerto delle televisioni che l'applaudiva. Berlusconi fa anche i più sinceri auguri a Veltroni e al suo Pd. Strappa l'applauso su un riconoscimento che non è cavalleresco: è la premessa politica per aggiungere che un voto dato dagli italiani al di fuori di queste due grandi forze che si affronteranno in battaglia, sarà un voto non solo sprecato, ma anche «pericoloso». Più bipartitici di così, si muore.

Secondo punto. Non solo bisogna presentarsi agli elettori all'europea, due grandi partiti uno che appartiene alla famiglia dei popolari e l'altro a quella dei socialisti. Bisogna anche governare, all'europea. E anche qui, Berlusconi pone una nuova pietra angolare. Con due esempi. Non solo quello tradizionale e maggioritario di sempre, la signora Thatcher che ottiene il 65% dei seggi col 42% dei voti e cambia il volto al suo Paese. Il Cavaliere aggiunge che governare all'europea significa anche essere pronti a seguire l'esempio di Frau Merkel, se le condizioni lo richiedono. La Grande Coalizione in caso di pareggio, purché la sinistra riformista rifiuti i voti della sinistra antagonista come in Germania, appare sin dall'inizio della campagna di Berlusconi come un'opzione non esclusa dall'orizzonte. Naturalmente, implicherà toni misurati in campagna elettorale e niente insulti o minacce al Cavaliere, se il Pd ne sarà capace. Ma insomma: la linea Letta-Tremonti c'è tutta, nell'avvio elettorale di Berlusconi.
Terzo punto politico. Grande prudenza e toni bassi verso gli alleati. Elogi per Fini e per la lealtà nella chiarezza di Bossi. Difesa di Mastella, grazie a quale Prodi non sarebbe altrimenti caduto. Ma per il resto, non una sola parola sull'Udc che è in ore e scelte delicate. Una grandissima insistenza sulla Chiesa, sui valori cristiani, il matrimonio eterosessuale, la difesa della vita, della scuola privata, la condanna più ferma delle porte della Sapienza sbattute in faccia al Papa. Questo sì, ricorre nell'ora di discorso di Berlusconi più e più volte. Come una sorta di dialogo indiretto, di rassicurazione alla Chiesa italiana che non c'è alcun veto verso l'Udc, e di invito a Casini a non credere al terzaforzismo "bianco", che non avrà eletti per camminare.

Due forze per governare, meno partitini da accontentare. La ricetta di un Paese normale è semplice. Poi, certo, c'è il Berlusconi di sempre, quello delle decine di grandi riforme e dei 12 Codici del suo governo, e dei 120 mila volontari dell'esercito della libertà per evitare brogli elettorali. E c'è anche il Berlusconi che piace più a noi, il leader che chiama alla resistenza contro l'oppressione fiscale, burocratica e giudiziaria che è stata la cifra di questi ultimi due anni. Ma la svolta del Berlusconi che misura le parole da statista è tutta in questi tre punti. Speriamo solo che la campagna elettorale si mantenga su questi binari.

Oscar Giannino




10.2.2008 - 20:24
...(continua)...

OSCAR GIANNINO

Nel 1999 è responsabile economia al Foglio (Tra i proprietari della testata figura Veronica Lario, moglie di Silvio Berlusconi).
Lascia il quotidiano in polemica con Giuliano Ferrara e si trasferisce a Riformista come vice del direttore Antonio Polito.

Dal 2005 è vicedirettore di Finanza&Mercati. Conduce il programma di approfondimento Batti e ribatti su RaiUno.
Comincia anche una collaborazione con il quotidiano Libero, diretto da Vittorio Feltri. Dal 3 maggio 2007 è direttore di LiberoMercato, allegato economico-finanziario di Libero (giornale, uscito per la prima volta in edicola il 18 luglio 2000, vicino alle opinioni politiche del centro-destra; lo stile del giornale è sarcastico, pungente e «politicamente scorretto»: si utilizzano talvolta termini gergali per raccontare i fatti della politica e per descrivere i politici).

Inoltre, ha firmato il manifesto del movimento Riformatori Liberali (movimento politico fondato nell’ottobre del 2005 per sostenere le posizioni liberali, liberiste e radicali all’interno della Casa delle Libertà).


nb. UNA MENTE INTELLIGENTE DOVREBBE SAPER DISTINGUERE TRA INFORMAZIONE E PROPAGANDA, MA PURTROPPO NON E' SEMPRE COSI'.

A volte ho l'impressione che la gente giudichi Berlusconi(che non gode della mia stima se non da un punto di vista di uomo d'affari) per i soldi che ha...e con una punta(in realtà ben più di una punta) di invidia o gelosia.

Avevo scritto un papiello sul mio pensiero politico ed elettorale...l'ho pubblicato...e ora è sparito.Ottimo direi!

TUTTI POSSIAMO DIRE "SECONDO ME", PECCATO CHE I FATTI - OVVERO, LA REALTA' STORICA, PER CHI LA CONOSCE - AVVALORINO LE TESI DI QUANTI LO RITENGANO UN FURBASTRO LESTOFANTE.

Nero...da uomo del sud dovresti molto più avercela con i personaggi della sinistra di oggi per come ci hanno danneggiato in maniera molto più diretta.

ATARU, DA CITTADINO ITALIANO, HO SMESSO DI GIUDICARE SECONDO IDEOLOGIE - ORMAI SCOMPARSE - E MI LIMITO AD APPROFONDIRE LA STORIA DEGLI UOMINI.

PURTROPPO IL DECLINO DI QUESTO PAESE - SU TUTTI I FRONTI - HA AVUTO INZIO CON L'ERA BERLUSCONI.

MA NON MI RIPETERO' SU QUESTO PUNTO, FARO' QUELLO CHE POSSO PRIMA DELLE FINTE ELEZIONI DEL 13, DOPODICHE' SEDUTO IN POLTRONA ME NE STARO' A SEGUIRE, CURIOSO, IN CHE MODO RISOLVE TUTTI I NOSTRI PROBLEMI.

per chi continua ad uccidere la salute...

Dossier sicurezza: i disastri del governo Prodi

L’eredità del governo di Romano Prodi risulta dannosa e pesante anche sul fronte della sicurezza. Nell’anno e mezzo in cui il centrosinistra ha occupato le stanze del potere, è aumentata fra gli italiani la preoccupante sensazione di non essere difesi da una malavita diffusa e aggressiva, che impone, spesso con arroganza e in piena luce, i suoi traffici e le sue violenze. Periferie e anche centri storici sono diventate piazzeforti di bande di spacciatori e sfruttatori, provenienti da ogni angolo del mondo, ed è aumentato il numero di scippi, rapine, furti, assalti nelle abitazioni, con un bilancio gravissimo di vittime, sofferenze, inquietudini. Maggiormente esposti agli attacchi della malavita sono i soggetti più deboli della popolazione: gli anziani, le donne, i minori. L’esecutivo di Prodi, con la sua inerzia e le sue scelte sbagliate, ha annullato i successi che il governo di centrodestra aveva ottenuto con uno sforzo coordinato per contenere e ridurre la criminalità. Per carenze culturali e condizionamenti ideologici, il governo del Professore ha depotenziato le forze dell’ordine, ne ha ridotto in maniera sensibile gli organici e i mezzi. Sono stati tagliati perfino i fondi per la benzina e i pezzi di ricambio, tant’è che in diverse, importanti città il numero delle “volanti” è risultato dimezzato. I tutori dell’ordine, inoltre, sono stati mortificati sul piano retributivo, con aumenti irrisori, inadeguati ai rischi che questi servitori dello Stato quotidianamente affrontano.

Questa “strategia di resa” di fronte all’attacco del crimine è stata realizzata con due finanziarie dissennate e con una colpevole indifferenza per i bisogni dei cittadini. Sul finire della scorsa estate, il governo è stato investito da una serie di proteste, comprese quelle dei sindaci di sinistra. Ha cercato di reagire con un piano confuso, ma il decreto e i disegni di legge che avrebbero dovuto realizzarlo sono naufragati miseramente per la rissosità della maggioranza.

Le proposte del PdL. Il centrodestra, dopo le elezioni che gli assegneranno la responsabilità di governare il Paese, si propone di riprendere un lavoro sistematico, basato su interventi urgenti e incisivi, per ridare fiducia agli italiani: la sicurezza e la tutela del cittadino sono priorità assolute. Si volterà pagina e ci sarà un aumento progressivo delle risorse per la sicurezza, per rimediare ai danni provocati dal centrosinistra. Risulterà maggiore la presenza delle forze dell’ordine sul territorio, che verranno impiegate in maniera più efficace, per risultare più vicine ai cittadini. Verrà potenziata l’esperienza dei poliziotti e dei carabinieri di quartiere, perché aumenti la prevenzione dei “reati diffusi” (furti in appartamenti, furti d’’auto, spaccio di droga, sfruttamento della prostituzione). Ancora. Saranno inasprite le pene per i reati di violenza sulle donne e sui minori, così come saranno più severe le sanzioni per i contestatori violenti che mettono a rischio l’ordine pubblico provocando disordini e colpendo le forze dell’ordine.

Contro l’immigrazione clandestina. Gli italiani sanno perfettamente che c’è un preciso nesso causale fra l’aumento dell’immigrazione clandestina e la crescita della criminalità diffusa. Dai Paesi dell’Africa e dell’Est Europa, dai Balcani, dal Sud America, dall’Asia si sono riversati centinaia di migliaia di uomini e donne, molti dei quali già dediti al crimine , comunque, disposti a tutto, a farsi arruolare dai malavitosi pur di guadagnare. Da questa massa sono germogliate nuove bande e nuove mafie, più feroci e aggressive. I dati dimostrano che il 36% dei crimini commessi in Italia sono commessi da immigrati clandestini, e in alcune città del Nord, come Treviso, la percentuale cresce al 50.

La lotta contro l’immigrazione deve coinvolgere l’Unione europea, presso la quale il governo italiano interverrà perché non siano più attuate sanatorie indiscriminate di clandestini. La politica delle “porte aperte” a tutti, praticata dal governo Prodi, deve finire. Sarà ribadito il collegamento fra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, previsto dalla legge Bossi-Fini e sarà intensificata la lotta allo sfruttamento del lavoro nero dei clandestini. La solidarietà, quella vera, si deve coniugare al rispetto della legge e alla tutela dei diritti fondamentali degli italiani, fra i quali spicca quello alla sicurezza.

Non saranno tollerati, quindi, gli insediamenti abusivi dei nomadi e saranno allontanati tutti gli immigrati che risultino privi di una regolare residenza e di mezzi legali di sostentamento. Si tratta, come si vede, di riportare ordine in n Paese che ha subito troppi danni per lassismo e per malintesi buonismi e solidarietà.

L’Italia non respingerà gli immigrati che abbiano voglia di lavorare e di rispettare le leggi; il governo darà la precedenza agli immigrati da Paesi che garantiscano la reciprocità dei diritti e impediscano la partenza e il transito di clandestini.
Si tratta, dunque, di un piano organico che prevede l’impegno dell’Unione europea e il coinvolgimento dei Paesi di origine degli immigrati. Il progetto per la sicurezza prevede anche un maggiore impulso nella lotta contro il terrorismo interno e internazionale; di qui un più attento controllo dei centri dai quali si diffonde la predicazione integralista.

Quel che Walter non potrebbe fare. Anche il leader del Pd ha posto l’accento sulla sicurezza, sia per copiare – male – i punti programmatici del PdL, sia per oscurare il ricordo di Prodi e dei danni che ci lascia in eredità. Ma un Veltroni “legge & ordine” non è credibile. Gli esponenti che lo circondano e che costituiscono la nomenclatura del suo partito sono gli stessi che hanno contribuito, con azioni ed omissioni, al disastro prodiano della pubblica insicurezza. I ripensamenti tardivi, alla vigilia del voto, sono sempre sospetti.

Ma non basta. Veltroni è stato il sindaco di una capitale che negli ultimi anni ha subito un degrado senza precedenti, con favelas e insediamenti abusivi di irregolari e criminali. Una brutta cartolina da Roma non è un bel biglietto di presentazione.

...(continua)...

HAHAHAHAHA - VABBENE MAD, FAI COME CREDI.

E GRAZIE PER IL TUO VOTO DATO AD UN DELINQUENTE.

PERSONALMENTE NON LO DARO' A NESSUNO; PER LE CONDIZIONI CHE HANNO IMPOSTO ( MA CHI SA DI QUALE GOVERNO E' FIGLIA, QUESTA LEGGE ELETTORALE...) AI CITTADINI, NON LO RITENGO CORRETTO ANDARE A VOTARE.

geronimo ha scritto:NON SO A VOI, MA SIVVIO AMME MI SCRIVE LE LETTERINE E CI DIAMO ANCHE DEL TU....

e invece alla mia mammina la letterina è arrivata anche dal "nuovo che avanza"...l'ex leccaculo di mortadella oggi pronto a riciclarsi...
...cavolo!...vuole prendere impegni concreti proprio con lei...che emozione!
...ma chissà...forse la conosce di persona...dice che è consapevole che lei nella vita di responsabilità se ne è assunte tante...come ora vuole fare lui nei suoi confronti!
...ma vuoi vedere che mamma mi ha nascosto qualcosa?...indagherò!

Ps:la prossima volta,prima di criticare le strategie del berlusca...e ricordo che non sono berlusconiano...contate fino a dieci,cento,mille...dato che c'è dall'altra parte chi prova ad imitarle...e tra l'altro assai maldestramente!

mad....ma alla lettera era allegata anche una busta di tortellini??

ma come si certifica se in cabina non si portano apparecchi fotografici??

chi ha il catarro può eventualmente anche sputarci dentro!!!!

noooooooooo.... mad hai sentito? puoi prendere spunto!!!

ataru79 ha scritto:A volte ho l'impressione che la gente giudichi Berlusconi(che non gode della mia stima se non da un punto di vista di uomo d'affari) per i soldi che ha...e con una punta(in realtà ben più di una punta) di invidia o gelosia.

MA INFATTI...VERGOGNATEVI!!!
NON DOBBIAMO DEMONIZZARLO!
IO PERO' RITENGO CHE COME POLITICO SIA SPRECATO...LO PROPORREI ALLA NOMINA DI PAPA...POI MAGARI UN DOMANI LO SI POTREBBE FARE PURE SANTO!!

Anni fa feci il rappresentante per un candidato di forza italia...non lo conoscevo nemmeno,mi pagava bene...in fondo si trattava solo di vigilare sulla regolarità dell'assegnazione dei suoi voti!
Prima cosa mi avvicinò un zozzoso col look alla "san giuseppe fatto ad eroina",ovviamente rappresentante della sinistra che,vedendomi vestito in giacca e cravatta,sdegnato profferì "bello comm se vere ca sì e' berlusconi"!
Inutile dire che la quasi totalità degli scrutatori e presidenti era di sinistra,rigidamente nominati da quella latrina di...va bè lo sapete!
Innumerevoli gli imbrogli che vidi fare o cercare di fare da quei meschinissimi comunistucoli della peggior specie...le schede di sinistra venivano assegnate anche in presenza di irregolarità evidentissime,ovviamente avveniva l'esatto contrario per quelle dell'altra corrente!
Mi sentii in dovere di correre ad avvisare i rappresentanti di Alleanza Nazionale,che nel mio seggio non erano presenti, degli imbrogli che il presidente ed i suoi sgherri stavano facendo ai loro danni...fui minacciato di espulsione dal seggio...ricambiai con la minaccia di denuncia al presidente!
Per la cronaca il "mio" candidato non fu eletto,ma non me ne poteva fregare di meno,fui ben contento però di salvare un bel numero di voti per Alleanza Nazionale!
...ma si sa...l'unico male dell'Italia è Berlusconi!

E' VERO! QUESTI COMUNISTI IMBROGLIONI!!!


http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200803articoli/31392girata.asp

VEDO KE AVETE MANCATO MILLY D'ABBRACCIO ! IO VOTO LEI !è LA MIA PREFERITA !
VAI MILLY CONQUISTA IL SENATO CON IL TUO MAGICO BURKA !!