Modificato il capo di imputazione: da omicidio ad abbandono seguito da morte
Arresti domiciliari per Filippo Pappalardi
Il gip scarcera il padre dei fratellini morti a Gravina. Cadute le accuse di sequestro e occultamento di cadavere
Arresti domiciliari per Filippo Pappalardi
Il gip scarcera il padre dei fratellini morti a Gravina. Cadute le accuse di sequestro e occultamento di cadavere
Pappalardi appena uscito dal carcere (Ansa) |
BARI - Filippo Pappalardi, il padre dei due fratellini di Gravina, è uscito dal carcere di Velletri verso le 15. L'uomo ha varcato la soglia del carcere asciugandosi le lacrime con un fazzoletto a bordo di un'Audi A6 di colore blu scuro. Indossava pantaloni scuri e una giacca marrone, aveva la barba incolta e si è seduto sul sedile posteriore dell'auto tra due persone, una delle quali era il suo difensore, Angela Aliani. L'uscita è avvenuta alle 15.
CADE L'ACCUSA DI DUPLICE OMICIDIO - Va dunque agli arresti domiciliari Filippo Pappalardi. Il padre dei fratellini non viene più accusato di duplice omicidio, ma di abbandono seguito da morte dei figli Francesco e Salvatore, deceduti a Gravina in una cisterna abbandonata il 6 giugno 2006. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bari, Giulia Romanazzi. Pappalardi si trovava in carcere a Velletri dallo scorso 27 novembre, quando venne arrestato con le accuse di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere. Per disposizione del giudice, Pappalardi non potrà allontanarsi da casa senza essere autorizzato, non potrà avere contatti telefonici e potrà dialogare solo con persone del nucleo familiare, sanitari e con l'avvocato difensore (■ Leggi il testo integrale del provvedimento).
ACCUSE MODIFICATE - Il gip ha cambiato i capi di imputazione. Il reato di omicidio è stato modificato in abbandono seguito da morte (art. 591 comma 3 del codice penale), inoltre il giudice ha considerato venute meno le imputazioni di sequestro di persona e occultamento di cadavere. Il presidente del Tribunale del riesame di Bari, Angela Rosa Nettis, nei giorni scorsi aveva detto di non vedere contrasti tra gli ultimi sviluppi della vicenda e l'impianto accusatorio a carico di Pappalardi. La settimana scorsa il sostituto procuratore di Bari, Antonio Lupo, aveva dato parere negativo sulla richiesta di scarcerazione dell'uomo.
VOLEVA SEMBRARE BUON GENITORE - «Non valeva la pena "per una bravata da ragazzini" mettere a repentaglio la propria reputazione di "buon padre di famiglia", e dunque rischiare la perdita dell'agognata potestà genitoriale in via esclusiva». Lo scrive il gip di Bari nella motivazione della decisione di scarcerare Pappalardi a favore degli arresti domiciliari. Secondo il gip, Pappalardi tardò nel dare l'allarme alla polizia dopo la scomparsa dei figli e successivamente fornì dichiarazioni false agli investigatori. «In questa prospettiva occorreva eclissare la figura di Maria Ricupero, da cui aveva ottenuto il presupposto (la convivenza) per l'affidamento esclusivo dei figli». Solo nei giorni successivi - prosegue il giudice - quando «aveva cominciato a prendere corpo e spessore l'ipotesi di un accadimento ben più serio, Pappalardi ha fornito proficui spunti investigativi, non attribuendosene comunque mai la paternità della conoscenza. L'impostazione sin qui seguita trova anche una maggiore e adeguata confacenza al contenuto delle conversazioni telefoniche e ambientali captate, nell' ottica del tentativo maldestro di occultare il mendacio e le reticenze profuse, e nella esigenza di non esporsi al rischio di essere colpevolizzati».
LO SFOGO DEL SINDACO - Intanto il sindaco di Gravina, il ds Rino Vendola, se la prende con i suoi concittadini: «C'è troppa indifferenza e volgarità, non hanno sentito il dramma di quei due bambini morti e ritrovati».
CADE L'ACCUSA DI DUPLICE OMICIDIO - Va dunque agli arresti domiciliari Filippo Pappalardi. Il padre dei fratellini non viene più accusato di duplice omicidio, ma di abbandono seguito da morte dei figli Francesco e Salvatore, deceduti a Gravina in una cisterna abbandonata il 6 giugno 2006. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bari, Giulia Romanazzi. Pappalardi si trovava in carcere a Velletri dallo scorso 27 novembre, quando venne arrestato con le accuse di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere. Per disposizione del giudice, Pappalardi non potrà allontanarsi da casa senza essere autorizzato, non potrà avere contatti telefonici e potrà dialogare solo con persone del nucleo familiare, sanitari e con l'avvocato difensore (■ Leggi il testo integrale del provvedimento).
ACCUSE MODIFICATE - Il gip ha cambiato i capi di imputazione. Il reato di omicidio è stato modificato in abbandono seguito da morte (art. 591 comma 3 del codice penale), inoltre il giudice ha considerato venute meno le imputazioni di sequestro di persona e occultamento di cadavere. Il presidente del Tribunale del riesame di Bari, Angela Rosa Nettis, nei giorni scorsi aveva detto di non vedere contrasti tra gli ultimi sviluppi della vicenda e l'impianto accusatorio a carico di Pappalardi. La settimana scorsa il sostituto procuratore di Bari, Antonio Lupo, aveva dato parere negativo sulla richiesta di scarcerazione dell'uomo.
VOLEVA SEMBRARE BUON GENITORE - «Non valeva la pena "per una bravata da ragazzini" mettere a repentaglio la propria reputazione di "buon padre di famiglia", e dunque rischiare la perdita dell'agognata potestà genitoriale in via esclusiva». Lo scrive il gip di Bari nella motivazione della decisione di scarcerare Pappalardi a favore degli arresti domiciliari. Secondo il gip, Pappalardi tardò nel dare l'allarme alla polizia dopo la scomparsa dei figli e successivamente fornì dichiarazioni false agli investigatori. «In questa prospettiva occorreva eclissare la figura di Maria Ricupero, da cui aveva ottenuto il presupposto (la convivenza) per l'affidamento esclusivo dei figli». Solo nei giorni successivi - prosegue il giudice - quando «aveva cominciato a prendere corpo e spessore l'ipotesi di un accadimento ben più serio, Pappalardi ha fornito proficui spunti investigativi, non attribuendosene comunque mai la paternità della conoscenza. L'impostazione sin qui seguita trova anche una maggiore e adeguata confacenza al contenuto delle conversazioni telefoniche e ambientali captate, nell' ottica del tentativo maldestro di occultare il mendacio e le reticenze profuse, e nella esigenza di non esporsi al rischio di essere colpevolizzati».
LO SFOGO DEL SINDACO - Intanto il sindaco di Gravina, il ds Rino Vendola, se la prende con i suoi concittadini: «C'è troppa indifferenza e volgarità, non hanno sentito il dramma di quei due bambini morti e ritrovati».